«La coscienza
può essere considerata come una nuova proprietà che scaturisce dal
funzionamento in comune di una serie di aree cerebrali specifiche
dell’enorme rete di cellule nervose presenti nella nostra testa. Le
diverse cellule nervose e aree cerebrali svolgono ognuna funzioni
diverse, ma poiché sono collegate da connessioni funzionali assumono
una nuova funzione “emergente”.
Vi sono molti
esempi di proprietà emergenti. Ad esempio, conosciamo l’idrogeno e
l’ossigeno in quanto gas. Quando queste molecole stabiliscono un legame
si produce una sostanza dotata di proprietà completamente diverse,
l’acqua. Cosa sia esattamente necessario dal punto di vista
neurobiologico affinché dall’attività delle cellule nervose sorga
questa nuova proprietà, la coscienza, è un argomento di cui si occupano
molti ricercatori.
Il professor
Victor Lamme, uno studioso di Amsterdam, cerca di spiegare il concetto
di “coscienza” a partire dal funzionamento del neurone. La sua ipotesi
è che, affinché sorga la coscienza, i neuroni della corteccia
prefrontale e parietale devono rinviare informazioni alla corteccia
cerebrale, cosa che fanno, tra l’altro, attraverso il talamo.
Questa elaborazione ricorrente si estende dalle aree sensoriali a
quelle motorie. L’attenzione selettiva essenziale per la coscienza si
manifesterebbe grazie al fatto che solo alcuni oggetti della scena
vengono sottoposti all’elaborazione ricorrente. Ciò fa sì che possiamo
render conto degli stimoli che ricevono la nostra attenzione, mentre
non siamo coscienti del resto. Non c’è alcun motivo per ritenere che
questi meccanismi di base, come l’elaborazione ricorrente e
l’attenzione, non siano presenti, pur in misura diversa, in tutti gli
animali.»1
E così,
secondo il Prof. Dick Swaab, docente di Neurobiologia all’Università di
Amsterdam, la coscienza (di sé e dell’ambiente), questa nostra capacità
che tanto ci inorgoglisce, sarebbe una “proprietà emergente” che è
comparsa nell’evoluzione a seguito dell’aggregazione di molte cellule
nervose. La coscienza sarebbe quindi presente anche in molti animali
non umani, e sarebbe una proprietà della materia con un certo livello
di organizzazione, senza alcun bisogno di ipotizzare l’esistenza di un’
“anima”.
1)
Swaab D. 2010. Wij zijn ons brein. Van baarmoeder tot Alzheimer.
Uitgeverij Contact, Amsterdam.
Traduzione
italiana: Noi siamo il nostro cervello, Come pensiamo, soffriamo e
amiamo, Elliot, Roma, 2011, 462 pp.